LEITZ  COLORPLAN  90mm f/2,5

MADE  IN  GERMANY  E  MADE  IN  PORTUGAL:

ANALISI  DI  DUE  GEMELLI  CHE  PARI  NON  SONO



ABSTRACT

The remarkable Leitz Colorplan 90mm f/2,5 projection lens was released in 1960 and was a
true benchmark for the time, improving by far the performances of previous Elmarons and Hektors;
this lens was produced in Germany to cope with the Prado 250/500 and Pradovit Color projectors line;
starting from the Pradovit C-CA 1500-2500 (released on late '70s) the 90mm f/2,5 Colorplan lens was
produced in Portugal; in this page I share with you the optical formula with glass' specs, the MTF differences
between the former 90mm f/2,5 Colorplan and the latter Super-Colorplan and the several differences
recognizable in the lens made in Portugal, whose cheaper construction is unmistakable.

08/08/2009


La Società Leitz di Wetzlar è stata un'autentica pioniera nella concezione e produzione di proiettori per
diapositive ed episcopi: il primo, rudimentale proiettore "Uleja" vide la luce addirittura nel 1926 e da allora
la gamma si è evoluta ed aggiornata senza sosta; uno dei punti di forza dei proiettori Leitz era naturalmente
la qualità ottica dei relativi obiettivi in dotazione, sebbene inizialmente ci si accontentasse di utilizzare ottiche
Leitz da ripresa semplicemente adattate al proiettore; dopo i lustri gloriosi che videro sugli scudi i vari Hektor
e Dimaron, nel 1960 la Leitz calò l'asso e presentò il nuovissimo Colorplan 90mm f/2,5 a cinque lenti, un obiettivo
progettato da Mandler utilizzando vetri di nuova generazione ed accreditato di risoluzione, brillantezza ed uniformità
d'illuminazione straordinarie, un vero salto generazionale che fu l'autentico motore del successo che arrise ai pur
costosi proiettori Leitz nei vent'anni successivi.

Il Leitz Colorplan 90mm f/2,5 esordì nel 1960 come ottica di punta per i  modelli Prado 250 e 500, un abbinamento
identificato dai codici 31210 (senza ventola di raffreddamento) e 31510 (con ventola); nel 1967 la Leitz introdusse
la nuova gamma di proiettori Pradovit Color, modelli già strutturati su un'estetica definitivamente moderna, alcuni dei
quali dotati anche di autofocus. Anche i proiettori di questa serie (Pradovit Color, Color 250 e Color 250 autofocus,
costruiti fra il 1967 ed il 1976) erano equipaggiati di serie con il sempreverde Colorplan 90mm f/2,5, identificato
dai codici Leitz 30617 (Pradovit Color 150w), 30618 (Pradovit Color 250), 30614 (Pradovit Color 250 Autofocus)
e 30718 (Pradovit Color Autofocus 150w).

Tutti i Colorplan 90mm f/2,5 prodotti in questo lasso di tempo erano made in Germany; alla Photokina del 1976
esordì una serie di proiettori evoluti, denominati Pradovit C 1500 (150w senza autofocus), CA 1500 (150w con
autofocus), C 2500 (250w senza autofocus) e CA 2500 (250w senza autofocus); la serie Pradovit C - CA venne
inizialmente equipaggiata con i Colorplan made in Germany, ma nel frattempo la produzione dell'ottica  fu differita
negli stabilimenti della Leitz Portugal a Villa Nova de Famelicao (probabilmente per abbattere i costi), quindi la
gamma di proiettori fu dotata di ottiche made in Germany fino all'esaurimento delle scorte di magazzino, passando
poi senza clamore alcuno alla versione made in Portugal... Io stesso ebbi la sgradevole sorpresa, nel 1982, di
acquistare un Pradovit CA 2500 per 875.000 lire dell'epoca (cifra elevatissima per un proiettore) per poi scoprire
che tale gioiello era dotato di ottica made in Portugal, mentre gli advertising pubblicati proposti all'epoca sulle riviste
del settore ("fatto come le Leica; vi basta?")  riportavano l'immagine del proiettore equipaggiato con ottica
made in Germany!

Parte delle risorse profuse dalla Leitz nella comunicazione sono state sempre impiegate per assicurare i
clienti che lo standard qualitativo Leitz era uno ed uno solo, a prescindere dalla folkloristica delocalizzazione della
produzione: se questo è senz'altro vero per gli stabilimenti canadesi, ho sempre nutrito personali dubbi al riguardo
ad altri decentramenti... Analizziamo dunque due esemplari di Leitz Colorplan 90mm f/2,5: uno made in Germany
e prodotto ad inizio anni '70 ed un'altro made in Portugal (quello in dotazione originale al mio Pradovit), assemblato
ad inizio anni '80.


Il Colorplan 90mm f/2,5 a cinque lenti in quattro gruppi è per acclamazione lo storico
obiettivo standard dei proiettori Leitz costruiti dal 1960 agli anni '90.

 

Il Pradovit CA 2500, all'epoca top di gamma, è stato uno dei proiettori Leitz
di maggiore successo; nell'immagine è dotato di un Colorplan made in
Germany ma all'origine era equipaggiato con un "equivalente" made in Portugal,
che - come vedremo - proprio identico non è...

 

Il Colorplan 90mm f/2,5 fu calcolato nel 1959 dal celeberrimo Walter Mandler
e da Erich Wagner negli stabilimenti Leitz Canada di Midland; per il suo schema
ottico furono adottate tre lenti realizzate con vetri all'epoca molto moderni, dotati
di favorevole rapporto fra alta rifrazione e bassa dispersione, mentre il quarto elemento
è costituito da vetro Short-Flint ad alta rifrazione / alta dispersione; nel progetto
originale era presente anche un 50mm f/2,8 di computazione analoga e per il loro
grado di correzione i due obiettivi erano indicati come idonei anche per la ripresa.

 

A conferma di ciò, possiamo notare come lo schema ottico del primo Elmarit-R 90mm f/2,8, presentato
nel 1964 con la Leicaflex I, sia concettualmente identico a quello del Colorplan 90mm f/2,5; probabilmente,
applicando il Colorplan su un soffietto di prolunga per consentire la messa a fuoco, le caratteristiche di
riproduzione nel ritratto a piena apertura (l'unica praticabile per l'assenza di diaframma) sarebbero simili
a quelle dell'Elmarit-R, cioè estremamente gradevoli.


A titolo di curiosità riporto lo schema di un prototipo per ottica da ingrandimento Leitz
progettato nel 1977, a sua volta basato su concetti simili.


Va annotato che a partire dalla gamma Pradovit CA 2502 (1982) fu disponibile anche una speciale
versione del Colorplan 90mm f/2,5 denominata CF, acronimo per Curved Field: si tratta di un obiettivo
ricomputato in modo che la coniugata posteriore non  focalizza in piano ma acquisisce un'immagine
curva; il profilo di questa coniugata è stato basato sulla tipica curvatura che assume la pellicola per
diapositive nel telaietto privo di vetrini, e dovrebbe garantire una messa a fuoco simultanea sia al
centro che ai bordi dell'immagine proiettata; personalmente non ho mai riposto molta fiducia in
questo dispositivo, dal momento che l'entità della curvatura dipende dall'umidità dell'emulsione, della
marca della pellicola, dal trattamento e dal tipo di telaietto impiegato, senza considerare che il
Colorplan CF esclude, ovviamente, la possibilità di utilizzare diapositive montate sotto vetro; il
Colorplan standard era catalogato come 37005 mentre la versione CF come 37015.

In epoca recente il classico Colorplan di Mandler è stato parzialmente ricalcolato dando vita al
nuovo Super-Colorplan 90mm f/2,5, accreditato dall'advertising Leitz di prestazioni eccezionali,
sull'asintoto di quelle garantite dai migliori obiettivi Leica-R di tipo APO; in realtà, MTF alla mano,
le differenze non sono eclatanti e se i bordi sono leggermente più corretti nel nuovo Super-Colorplan,
l'asse del fotogramma alle alte frequenze spaziali è ancora ad appannaggio del modello originale; ecco
i diagrammi a confronto.

 

Gli MTF di Colorplan 90mm f/2,5 e Super-Colorplan 90mm f/2,5
misurati dal centro ai bordi del formato a 5, 10, 20 e 40 cicli/mm;
le prestazioni sono ottime, specie considerando l'ampia apertura
di riferimento e lo schema ottico improntato all'economia, abbastanza
semplice e senza vetri esoterici; come anticipato, il nuovo modello è
più uniforme sul campo fino ai bordi ma le differenze non sono clamorose;
l'asse del fotogramma è ancora leggermente superiore nel vecchio Colorplan.
Incidentalmente, la copertura utile dei Colorplan 90mm f/2,5 è di 38x38mm,
e può coprire dunque anche il formato "superdia" 4x4cm.

 

Come avevo accennato, provai una certa delusione quando tolsi dall'imballo il  nuovo
Pradovit CA 2500 e mi resi conto che il celebre Colorplan 90mm che lo equipaggiava era
stato prodotto in Portogallo e non in Germania; naturalmente l'idiosincrasia non era frutto della
classica paranoia che affligge(va) molti amanti Leitz ma veniva suffragata da una qualità costruttiva
oggettivamente inferiore a quella del precedente modello made in Germany; tempo dopo acquistai
ad una mostra-mercato un Colorplan Germany destinato alla precedente serie Pradovit Color ed
alcune prove di proiezione mi hanno convinto che quest'esemplare - oltre ad una costruzione più
curata - vantasse anche una risoluzione leggermente superiore (forse si trattava di un esemplare
"riuscito meglio"); da allora utilizzo il "Germany" lasciando il "Portugal" come ottica di scorta (?)...

Osserviamo in dettaglio le differenze introdotte dai progettisti Leitz quando la produzione fu
dirottata negli stabilimenti portoghesi.

 

Due Colorplan 90mm f/2,5 a confronto: fin dalla prima occhiata il barilotto dei due
obiettivi presenta ovvie differenze, e ritengo che all'epoca sia stata perpetrata una
sorta di truffa, sbandierando nelle pagine pubblicitarie il proiettore con obiettivo "Germany"
e ponendo in vendita lo stesso articolo con obiettivo "Portugal", decisamente più spartano...

 

Le differenze sono subito palesate dal peso dei due obiettivi: i 190 grammi
del modello Germany sono "misteriosamente" scesi a 134 grammi nel modello
Portugal: non è una differenza da poco se consideriamo che il modulo di
lenti è identico...

 



La prima differenza che attira l'attenzione si evidenzia osservando il cannotto anteriore
che ha la duplice funzione di tenere in posizione le lenti (è avvitato sul barilotto d'Alluminio)
e di fornire una presa di forza per la messa a fuoco manuale: nel modello made in Germany
il cannotto svitabile è realizzato in Alluminio fresato dal pieno ed anodizzato, mentre l'identico
particolare dell'esemplare made in Portugal presenta una struttura "povera" in plastica stampata;
il cannotto del modello portoghese è leggermente più lungo, una scelta forse motivata dal fatto
che l'obiettivo rientra molto nella montatura dei nuovi proiettori C-CA e richiede qualche acrobazia
per correggere il fuoco.

 

Risparmi significativi sono evidenti anche all'interno: nel modello "Germany"
sono presenti anelli distanziatori in alluminio rifinito matt e dotato di numerosi
"light bafflers", cioè corrugamenti concentrici in rilievo utili per intercettare ed
annullare le luci parassite, mentre nell'esemplare "Portugal" questi dettagli sono
stati sostituiti da sconcertanti elementi in plastica lucidissima, riflettente e priva
di passivatori: una scelta volta al risparmio che è anche un non-senso tecnico.

 

Smontando i cannotti anteriori possiamo notare che il modello "Germany"
dispone di un anello plastico di interfaccia che impedisce alla ghiera metallica
frontale di serrare direttamente sul vetro della lente frontale, elemento ovviamente
asssente nel "Portugal" che dispone di una ghiera in plastica, più elastica e meno
aggressiva; passando alle scritte identificative, nel "Germany" sono incise a bassorilievo
nel cannotto e smaltate in bianco, mentre nel "Portugal" sono semplicemente
serigrafate sulla plastica!

 

Infine, osservando il dettaglio dei barilotti privi di cannotto anteriore, si può
notare che il cilindro di Alluminio del modello "Germany" presenta uno
spessore superiore, al punto che arriva a stringere e posizionare di misura
la lente frontale, mentre l'esemplare "Portugal" denuncia uno spessore
decisamente inferiore, al punto che è stato inserito un anello plastico per
compensare le differenze fra i diametri dal barilotto stesso e della lente
frontale... La scelta di ridurre lo spessore interno del cilindro per inserire
un distanziale plastico non sembra volto ad un'economia di scala (entrambi
i modelli sono ricavati dal pieno, partendo da un'identica barra di metallo):
forse l'elemento plastico agevola l'espansione del vetro quando viene
riscaldato in proiezione (è solo una supposizione personale), ma anche in
questo caso il modello portoghese suggerisce l'impressione di una fattura
"cheap" che è assente nel made in Germany.


Come potete vedere le perplessità che manifestai in quel lontano 1982 non erano
completamente prive di senso e non si può negare che le modifiche introdotte in
corsa quando la produzione fu trasferita in Portogallo abbiano oggettivamente svilito
la qualità costruttiva originale fino ad una pericolosa soglia di non ritorno.. Fortunatamente
il management Leitz ha poi compreso che la rocciosa ed inossidabile immagine made in Germany
del loro  prodotto costituiva parte integrante della sua mistica (e, in definitiva, veicolo privilegiato
per le vendite), e grazie all'inversione di rotta di Solms queste imbarazzanti cadute di stile sono
solamente uno sgradevole ricordo del tempo che fu.

(Marco Cavina)

 


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